martedì, marzo 06, 2007

La guerra non è un'invenzione. I giornalisti, nemmeno

Daniele Mastrogiacomo, inviato di Repubblica in Afganisthan, non dà sua notizie dal 4 marzo. Assai probabilmente è stato rapito in una zona di guerra dove il sangue è tornato a scorrere più intensamente negli ultimi giorni, grazie a diversi attacchi sui civili
Non è una fiction la guerra. Nè un'invenzione. A furia di sentirne parlare in tv sembra quasi finire relegata nello stesso spazio mentale delle sit-com,, dei telefilm e, insomma, ci siamo capiti. Poi capita che al tg passino scene di attacchi sui civili, bombe, sangue, orrore........e ti rendi conto che non è come le altre cose che si vedono nel piccolo schermo.... che c'è un fondo di verità e sofferenza assai più reale
Poi capita addirittura che di tanto in tanto un giornalista venga rapito. Ma non quelli che sei abituato a vedere sempre dallo stesso piccolo schermo. Un giornalista che lavora su una cosa arcaica come un quotidiano. Che vola fino nelle zone di guerra per raccontare quello che succede. Uno che non sarà mai famoso come Bruno Vespa o Emilio Fede, ma neanche come Ennio Remondino, a meno che non gli capiti la sventura di essere rapito come è successo a Giuliana Sgrena. Prima di allora quanti conoscevano il nome della giornalista de Il Manifesto? La cosa che istintivamente mi ha fatto più impressione nel leggere la notizia di Mastrogiacomo è stata proprio questa: esistono persone che il giornalismo lo fanno ancora davvero. Per passione, testardaggine, o per chissà quale altro motivo. Cronisti di strada o inviati di guerra che continuano a raccontare, giorno per giorno, quello che succede magari sempre a meno persone---- se uno pensa a quanto poco si vendono e si leggono i quotidiani----- senza stare ad aspettare solo le agenzie da rimescolare, copiare e incollare
Il gusto della notizia, del raccontarla in ogni dettaglio, del prendere sul serio questo mestiere sempre criticato da tanti uno non dovrebbe dimenticarselo. Come ho fatto io negli ultimi tempi.... In bocca al lupo all'inviato Daniele Mastrogiacomo. La sua vicenda ricorda a tutti, giornalisti in primis, che la guerra non è un'invenzione. I giornalisti, quelli veri, nemmeno. Per fortuna.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

purtroppo esiste un'assurda assuefazione a scene di guerra e di giornalisti che porta a guardare un tg con cosi poca attenzione da far apparire una guerra se non un'invenzione un 'assurda routine.
ecco il vero dramma no?
ti ringrazio del commento ,è stato davvero una piacevole sorpresa.
buona serata.

Miss Dickinson ha detto...

E' vero, a volte tendiamo a rimuovere la guerra, i rapimenti, l'Afghanistan stesso. Sembra normale, sembra quasi la solita solfa, con il giornalista sparito, la Farnesima che inizia a lanciare comunicati a destra e a manca, e le edizioni straordinarie dei Tg che si affannano per darci tutti gli aggiornamenti.
Sembra una fiction in replica, invece purtroppo anche stavolta è tutto vero.

Goccia ha detto...

io mi trovo sempre più d'accordo con miss dickinson!! e non è la prima volta....e credo che molti fanno finta di non vedere perchè purtroppo sono convinti che è tutto troppo lontano, e non ragionano sul fatto che ci siamo dentro tutti... chi più e chi meno... ma del resto i nostri telegiornali iniziano con le polemiche sul festival...e vabbè...

Sara Sidle ha detto...

Hai ragione. Fortunatamente esistono ancora professionisti che hanno voglia di raccontarci com'è la guerra, quella vera.
Forse qualche volta dovremmo ricordarci che la tv, è sì, finzione, ma i morti, i rapimenti,le guerre esistono, e non risparmiano nessuno.

Marco ha detto...

già, la guerra o fa parte del rumore di fondo o diventa un reality show - ancora ricordo le parole di Bush poche settimane dopo l'inizio del conflitto in Iraq: "Siamo a pochi metri dal traguardo!" ... e che è, dopo il Tour de France c'è il Tour d'Iraq?