lunedì, novembre 27, 2006

I figli degli uomini... quanto puo' essere tosto un lunedì


Lunedì mattina. Ufficio Stampa. Secondo piano di Palazzo Farnese. La fotocopiatrice stancamente e nervosamente vomita le pagine della rassegna stampa. E io di luoghi comuni e frasi fatte non ne posso sopportare altre, dopo che stamattina mi è toccata pure un'ora di fila all'amabile sportello Gestline. (alla fenomenologia della fila d'attesa andrebbe sicuramente dedicato un post apposito e chissà che al più presto io non lo faccia)
Ma che la sindrome del lunedì pesi come una carogna sempre più in agguato su di me è cosa arcinota (anche davide del bar stamattina ha detto che è meglio lasciarmi stare di lunedì mattina :(....) allora meglio parlare d'altro....
.... del film visto ieri sera ad esempio: I figli degli Uomini di alfonso cuaron con clive owen e julian moore (lei sempre più bella)
La trama credo sia nota visto che il trailer la dice tutta...: 2027 londra, le donne di tutto il mondo non riescono a far figli da 18 anni, il mondo è in preda a una guerra globale (ma che vita è quella di un mondo dove si sa che non esiste il futuro????) clive owen-theo deve salvare e accompagnare l'unica donna incinta (tra l'altro profuga e nera.... tanto per non lasciare nulla di inevaso rispetto ai messaggi politici del film... tutti ovviamente da me ampiamente condivisi)
Il mondo senza futuro non è diverso da quello che ci arriva in casa attraverso la tv: iraq, libano, israele, palestina, striscia di gaza, sarajevo, mostar.... quelli più fortunati tra i conflitti... perchè darfur, sierra leone.... non devono essere diversi. E questo è il primo fatto che impressiona: il regista stravolge, sporca e rende londra una città in guerra e non lo fa succedere neanche troppo lontano... appena tra 20 anni quando dovremmo essere affermati professionisti proprio come theo .... e la cosa che ti impressiona è che quelle immagini non sono affatto da fantascienza, anzi così tanto da cronaca.... l'unico momento in cui pensi che si tratta di un film è quando i soldati si fermano nel bel pieno di un assalto con tanto di bazooka e carri armati a una palazzina perchè Ky- la madre- stringe tra le braccia la sua creatura (assai apprezzata la scelta di far nascere una femmina). E tu pensi che nelle guerre vere, quelle nostre, di bambini ne hanno ammazzati eccome..... neanche davanti a bambini..... fortuna che il regista è un europeo e non un americano perchè la magia della mamma che attraversa come una lievità la guerra protetta e accompagnata da theo dura pochissimo... subito dopo, neanche 5 minuti - ma forse anche meno altrimenti si sarebbe trattato di un tempo cinematografico immenso.... (i believe)- tornano i carri armati, le esplosioni e le macerie e il finale buonista per fortuna non c'è. Ce n'è un altro che in un'atmosfera rarefatta, lattiginosa, acquatica lascia un minimo spiraglio alla speranza.... ma non è un finale buonista...
non ci avrebbe azzeccato in un film dal forte, fortissimo impatto emotivo (scene di guerra con tanto di schizzi di sangue sul vetro della cinepresa e tantissime girate in soggettiva)
e poi la domanda che è sottesa a tutto il film ti resta addosso per tutto il tempo, anche dopo, soprattutto dopo: che mondo è un mondo senza futuro? come si puo' vivere in esso? sicuramente nel modo dice il cugino di theo, ministro impegnato a salvare le opere d'arte del mondo (il maestoso david di michelangelo all'ingresso, il guernica di picasso alla parete della sala da pranzo) per spiegare come fa a fare quello che fa: "non ci penso"
domande che continuano e si moltiplicano.... e il futuro è solo un figlio... e quando avremo un figlio?

meglio non chiederselo in una mattinata da piena sindrome del lunedì
ho già risposto acidamente a tre persone che si sono affacciate nel mio ufficio (nell'ordine consigliere, assessore, dirigente) ma forse è meglio così non lo scambiano per una sala d'attesa nè per un luogo di intallio
e al tel anche... vabbè è lunedì, si avvicina natale ed è normale che anche se non ho le mie cose mi girino le palle :)
oxford... off course

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